Salvador Dalì -La persistenza della memoria-

Salvador Dalì

 Salvador Dalì (Figueras, 1904- ivi, 1989 ) rappresenta con minuzia ossessiva ogni oggetto entro spazi conclusi dalla linea dell’orizzonte, ma non inventa forme nuove, bensì compone insieme immagini reali, collocandole in posizioni irreali e spesso deformandole innaturalisticamente. Egli si pone quindi in netta antitesi con l’astrattismo, soprattutto con quello geometrico, razionale, neoplatonico di Mondrian, che è l’opposto dell’irrazionalismo esasperato dei surrealisti. Continua a leggere

Kandinskij

Vasilij Kandinskij

 

«Solo dopo molti anni di lavoro paziente, […] di molti cauti tentativi per sviluppare l’efficacia delle forme pure, di viverle nella loro astrazione, […] arrivai alle forme di pittura con cui lavoro oggi e che – lo spero e lo voglio – si svilupperanno sempre più. E questo durò molto a lungo, finché trovai una risposta soddisfacente alla domanda: “Con che cosa sostituire l’Oggetto?”. (V. Kandinskij, 1913) Continua a leggere

Caspar David Friedrich

 L’EPOCA DEL GENIO E DELLA PASSIONE

Uno dei maggiori interpreti della pittura romantica tedesca, Caspar David Friedrich, sviluppa la propria poetica sulla base del saggio Le arti figurative e la natura (1807), del filosofo tedesco Friedrich Schelling, che aveva indicato nella pittura il tramite fra l’animo umano e il mondo della natura. In effetti, forse per la prima volta, gli sconfinati paesaggi di Friedrich, e in parte quelli dei suoi continuatori, riescono a visualizzare l’insondabile e illimitata interiorità dell’uomo. Continua a leggere

Boccioni Umberto

Boccioni

Lo spettatore entra quasi a far parte dell’opera pittorica, in accordo con un’idea che Boccioni svilupperà successivamente e che appartiene alla poetica futurista, secondo la quale lo spettatore deve essere posto al «centro del quadro». Continua a leggere

Vincent Van Gogh

Vincent Van Gogh

Gli anni di Arles

Nel 1888, dopo appena due anni di permanenza a Parigi, Van Gogh lascia la capitale e si trasferisce ad Arles, nella Provenza ricca di colori e luminosità, che gli appare in tutto il suo splendore, tipico della Francia meridionale. Nei paesaggi dipinti in questo periodo, come in questo La piana di Crau, presso Arles, l’artista esalta la nota dominante di quanto si mostra ai suoi occhi e cerca di cogliere ed esprimere l’essenza del reale puntando su un colore che racchiuda tutta l’energia vitale possibile. Si tratta, spesso, del giallo, puro e sparso sulla tela in dense pennellate, grazie al quale si percepisce la luce, il calore: il segreto della vita stessa che Van Gogh si sente chiamato a rendere evidente a tutti, come se questa fosse la sua missione. Continua a leggere

Pierre-Auguste Renoir

 

Pierre-Auguste Renoir

In Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 1841- Cagnes, Nizza, 1919) la pittura esprime la gioia di vivere o, per essere più precisi, la gioia di partecipare alla vita di tutto ciò che ci circonda e di apprezzarne la bellezza al punto da sentire l’urgenza irrinunciabile di fissare sulla tela il ricordo di ogni percezione visiva. Tutto ciò che esiste vive; tutto ciò che vive è bello; tutto ciò che è bello merita di essere dipinto. Perciò anche dipingere è gioia per (Renoir; forse nessun altro pittore ha mai sentito come lui la necessità di dipingere per esprimersi. Ormai vecchio e famoso, tormentato da terribili dolori artritici, Renoir continuava «a mettere i colori sulla tela per divertirsi» e, poiché le dita irrimediabilmente deformate gli impedivano di stringere qualsiasi cosa, si legava i pennelli ai polsi per poter lavorare, seduto su una sedia a rotelle perché semi-paralizzato. Dipingeva anche nell’ultimo giorno della sua vita; durante la notte seguente, poco prima di assopirsi per passare dal sonno alla morte, chiese una matita per l’ultimo disegno. Continua a leggere

Paul Gauguin

Paul Gauguin

Il Cristo giallo, 1889; olio su tela 92X73 cm. Buffalo (New York), Albright-KnoxArtGallery

Gauguin Cristo giallo

II cloisonnisme trova applicazione anche nel Cristo giallo, dove già il titolo allude all’antinaturalismo cromatico e quindi al valore simbolico del colore. In questo dipinto tutto è semplificato e sintetizzato. La tela è dominata dalla presenza incombente della croce lignea marrone con l’uomo crocifisso giallo. Gialli sono anche i prati e i monti, divisi in strisce orizzontali e punteggiati dalle macchie rosse degli alberi, mentre sul da- vanti, in cerchio, si dispongono tre contadine bretoni vestite di blu, simbolo delle pie donne evangeliche. Continua a leggere

CLAUDE MONET

 CLAUDE MONET

 La Grenouillère

Monet Le Grenouillere

La Grenouillère; 1869; olio su tela; 74,6×99,7 cm. New York, Metropolitan Museum of Art.

Già nella tela La Grenouillère, che può essere considerata una delle prime veramente impressioniste, si precisa la novità della concezione di Monet. Il titolo («lo stagno delle rane») era il nome di uno dei vari ristoranti che si trovavano nell’isolotto di Croissy sulla Senna, meta delle gite, domenicali dei parigini e luogo di ritrovo degli artisti in mezzo alla natura. L’opera non trasmette il sentimento romantico della natura, ne si limita a esemplificare la pittura en plein air tanto cara a Monet e ai suoi amici: qui la natura, invece di essere rappresentata come qualcosa di distaccato da noi, «vive» in tutta la sua mobilità e continuità e noi «viviamo» in mezzo ad essa. Continua a leggere