Salvador Dalì
Salvador Dalì (Figueras, 1904- ivi, 1989 ) rappresenta con minuzia ossessiva ogni oggetto entro spazi conclusi dalla linea dell’orizzonte, ma non inventa forme nuove, bensì compone insieme immagini reali, collocandole in posizioni irreali e spesso deformandole innaturalisticamente. Egli si pone quindi in netta antitesi con l’astrattismo, soprattutto con quello geometrico, razionale, neoplatonico di Mondrian, che è l’opposto dell’irrazionalismo esasperato dei surrealisti.
La vita dell’artista, trascorsa interamente nel segno di una genialità naturalmente disturbata e incrementata da un ego ingombrante, si snoda fra eccessi, entusiasmi e brusche rotture, fino a pervenire, dagli anni Quaranta in avanti, a un’attività in gran parte dissociata dal percorso dell’arte contemporanea e in buona sostanza tendente a sfruttare in mille varianti lo stile creato nei decenni anteriori.
Per tale motivo le opinioni su Dali sono contrastanti: un abile mestierante, un manipolatore di idee altrui, secondo i detrattori; un genio, uno dei maggiori surrealisti, secondo gli ammiratori. Certo, le sue fonti culturali sono molteplici, antiche e moderne: basterà ricordare, fra gli artisti coevi, Tanguy e Magritte, De Chirico, Ernst e Picasso, mentre dal manierismo cinquecentesco derivano gli allungamenti delle figure, le volute sproporzioni di alcune membra o gli anamorfismi. Va osservato tuttavia che ciò che conta non è tanto la catalogazione delle fonti culturali, quanto il risultato raggiunto sul piano artistico: ci renderemo conto allora che, pur sfiorando spesso il virtuosismo accademico e quindi riuscendo raramente a trasmettere la commozione, c’è in lui qualcosa in più di un semplice gioco meccanico di immagini. C’è, soprattutto, un autentico surrealismo, ossia la trascrizione poetica della realtà inferiore quale appare liberandosi non soltanto da quella esteriore, ma soprattutto dai condizionamenti della ragione.
“L’unica differenza tra la Grecia immortale e l’epoca contemporanea è Sigmund Freud, il quale ha scoperto che il corpo umano, puramente neoplatonico all’epoca dei greci, è oggi pieno di cassetti segreti che solo la psicoanalisi è in grado di aprire.”
(S. Dali, 1941)
Salvador Dalì, La persistenza della memoria, particolare; 1931. New York, Museum of Modern Art.
Dario ha scritto un commento che si riferisce al quadro riprodotto qui sotto. Potete leggerlo scorrendo la pagina fino in fondo.
Sogno causato dal volo di una mosca intorno a un melograno, un secondo prima del risveglio
La pittura di Dalì è surreale ma riesce ad esprimere sensazioni e concetti molto materiali e assolutamente concreti. E lo fa in modo diverso dagli autori citati (uno su tutti Picasso). La realisticità e la nitidezza delle figure, che possono risultare ampollose (appunto a seguito dei “virtuosismi” messi in mostra) amplificano il significato attribuito alle immagini, le rendono ancora di più semplice trasposizione dei meccanisimi mentali e dei pensieri non espliciti. Un esempio palese mi sembra “Sogno causato dal volo di una mosca intorno a un melograno, un secondo prima del risveglio”, nel quale l’atmosfera piatta creata dallo sfondo (la piana,il cielo,le rocce,l’elefante e il melograno) e intervallata dalle figure degli animali e della donna contorte in movimenti nervosi -che personalmente mi ricorda l’idea del caldo- pare un’autentica riproduzione figurativa del processo di un sogno,scattante,frammentato e teatrale. Sembra che Dalì si rifletta in uno specchio quando dipinge (e talvolta lo fa anche materialmente), tuttavia non è questo che mi stupisce, poichè è un processo compiuto da tutti i pittori e gli artisti in generale,bensì il fatto che riesca così a trasmettere sensazioni che agli occhi dell’osservatore sembrano le stesse provate da quello durante la composizione. Ed inoltre mi accorgo che guardando un’opera di Dalì ci si sente sempre un po’ piccoli,come se lui ci servisse un paesaggio da ammirare, mettendoci in condizione di osservarlo dalla prima linea, ci inserisce in quello,facendoci sentire discretamente soli in mezzo (o davanti) a quell’immensità.
Salvador Dalì,Sogno causato dal volo di una mosca intorno a un melograno, un secondo prima del risveglio,1944. Lugano-Castagnola, Sammlung Thyssen-Bornemisza.
Buon pomeriggio professore, complimenti per il sito. Buon proseguimento per quel poco che resta.
Saluti,
Dario (IV C)
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