DEGAS
Il balletto
Un tema che ricorre per tutto l’arco della vita artistica di Degas è quello del balletto classico, che il pittore osserva come spettatore dalla platea e dal palco dell’Opera, oppure dietro le quinte, occhieggiando verso il palcoscenico e curiosando nelle sale di prova e nei camerini.
Nei quadri dedicati alle ballerine si accentuano l’audacia del taglio, della resa spaziale, del punto di vista inconsueto (d’angolo – come è sottolineato dalle linee del pavimento -, dall’alto, dal basso) e il senso di moto, come in La classe di danza del signor Perrot. Sembra quasi che Degas usi la macchina fotografica o, meglio, la cinepresa; e talvolta giunge perfino al primo piano cinematografico.
Il pittore non sembra interferire con la scena: le ballerine in primo piano lo ignorano, voltandogli le spalle, una si gratta la schiena con gesto distratto, altre, più in profondità, sono intente ai loro esercizi, sotto l’occhio vigile del maestro, altre ancora riposano e chiacchierano o si aggiustano vesti e ornamenti. Si uniscono, qui, attimo e durata: c’è l’istantanea fotografica di un singolo momento, ma cogliamo anche l’insieme delle attività di un pomeriggio di scuola e tutta la vita che caratterizza questo gruppo. E si uniscono anche precisione nella riproduzione dei dettagli (che solo il disegno può dare) e pennellate ampie e sfumate, per rendere la sovrapposizione dei leggeri tessuti nei tutù delle ballerine.
La classe di danza del signor Perrot; 1873-1875;
olio su tela; 85X75 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
Il caffè-concerto (L’ASSENZIO)
Tra tutti i quadri di Degas raffiguranti la vita del caffè il più noto è L’assenzio. Esso mostra l’angolo di un locale ove siedono immobili, davanti alle loro bevande, un uomo e una donna, indifferenti l’uno all’altra, assorti nei propri pensieri, abbrutiti dall’infelicità e dall’alcool; lei è una povera prostituta dalle vesti falsamente lussuose, lui un alcolizzato, un clochard (un «barbone»). Nell’opera tuttavia non c’è una denuncia sociale ne l’evidenziazione drammatica dei due personaggi. Il dramma nasce dall’emarginazione dei protagonisti, dal loro decentramento scenico. L’occhio dello spettatore si posa fuggevolmente su un angolo del caffè, dove, casualmente, si sta consumando la tragedia umana di due sconosciuti. A ciò concorre l’impianto prospettico a zig-zag: la linea del tavolino in primo piano, condotta in diagonale a sinistra, ripresa e continuata dal giornale arrotolato intono al bastone e sospeso fra i due tavoli, è bruscamente tagliata in direzione opposta da quella degli altri tavolini, fino a perdersi oltre il limite destro, dove continua lo spazio, cosicché sentiamo che questo angolo non è che un frammento qualsiasi della vita, non soltanto del caffè, ma di tutta la grande città entro la quale esso si trova. Il dipinto è ambientato sulla tenace del Café Nouvelle-Athènes in Place Pigalle, dove, dopo il 1876, si riunivano i pittori impressionisti. Per esso hanno posato due amici di Degas: l’attrice Ellen Andrée e il pittore Marcel Desboutin. Esposta probabilmente alla seconda mostra impressionista tenuta nel 1876, l’opera apparve successivamente anche a Londra, dove suscitò enorme scandalo fra i conservatori, che videro in essa una rappresentazione della depravazione.
L’assenzio; 1876; olio su tela; 92X68 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
È questa la concezione fondamentale della pittura di Degas: egli osserva la realtà non mettendola in posa ma quasi cogliendola di nascosto. Anche quando, in vecchiaia, rappresenterà, con larghe, sintetiche strisce di pastello, il corpo nudo femminile, non esprimerà mai la bellezza idealizzata della donna, la bellezza delle tante Veneri della tradizione antica, e neppure quella della pittura moderna di un Renoir; sarà sempre la donna sorpresa in un atteggiamento quotidiano, nell’atto consueto di lavarsi o di pettinarsi, vista, come scrisse il pittore stesso, dal “buco della serratura”.