Franz Marc
“Che cosa ci ripromettiamo dall'”arte astratta”? È il tentativo di far parlare, invece della nostra anima eccitata dall’immagine del mondo, il mondo stesso […] Noi abbiamo l’esperienza millenaria che le cose diventano tanto più mute quanto più chiaramente noi teniamo dinanzi a esse lo specchio ottico della loro apparenza fenomenica. L’apparenza è sempre piatta, ma allontanatela, allontanatela completamente dal vostro spirito […].”
(F. Marc, 1920)
Franz Marc (Monaco di Baviera, 1880-Verdun, 1916), dopo aver partecipato alle esperienze dello Jugendstil e aver conosciuto a Parigi il postimpressionismo, il fauvisme, il cubismo orfico di Delaunay, a Monaco entra in contatto con Kandinskij e collabora alla stesura dell’Almanacco del Cavaliere Azzurro, alla fondazione dell’omonima corrente e alle sue esposizioni, mostrandosi già maturo per sviluppare in maniera personale il processo di astrazione pittorica: un percorso interrotto bruscamente da una morte prematura, avvenuta in combattimento durante la prima guerra mondiale.
In Marc convergono però soprattutto elementi futuristi, espressionisti e cubisti, come dimostra una delle sue opere più interessanti, realizzata nel 1911 (proprio nello stesso anno della fondazione del Blaue Reiter): I grandi cavalli azzurri. Il titolo è volutamente antinaturalista: «I cavalli azzurri non esistono», scrive il pittore.
I grandi cavalli azzurri; 1911; olio su tela; 1,03×1,78 m. Minneapolis, Walker Art Center.
La composizione è rigorosissima: predomina la linea curva, da quella doppia dei cavalli (anteriore e posteriore), a quella dei colli retrostanti, a quella dei nudi tronchi d’albero, in un rapporto calcolato di solide forme volumetriche. C’è, in questo, qualcosa di cubista; ma, contrariamente allo spegnersi dei colori dei pittori cubisti francesi, qui, come in Delaunay, è presente un cromatismo caldo e acceso che assume funzione non soltanto antinaturalista ma, ancor più, espressiva in senso fauve, per la violenza aggressiva determinata dall’accostamento dei colori primari, con appena qualche variante tonale, ad alcuni colori secondari che a loro volta possono stabilire un rapporto reciproco di complementarità come quello del verde giustapposto al rosso. Della realizzazione del quadro parla lo stesso Marc, insistendo sul suo significato cromatico e aggiungendo una frase importante per spiegarlo meglio: «Tutte le forme sono terribilmente chiare e forti, per poter sostenere i colori».
Successivamente e gradualmente Marc procede verso l’astrazione, senza tuttavia perdere completamente il contatto con la realtà e comunque mantenendo sempre un’alta carica espressiva, che lo pone in una situazione particolare che potremmo definire di «espressionismo astratto». Si osservi ad esempio il Paesaggio con casa e due vitelli, dove gli elementi naturalistici sono organicamente inseriti nella complessa orditura compositiva, costituita da forme astratte fortemente colorate.
Paesaggio con casa e due vitelli; 1914; olio su tela; 67×71,5 cm. Monaco di Baviera, Galleria Strangl.
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